STUDIO NAPOLETANO PSICOLOGIA COGNITIVA

SNPC è uno studio di psicologia
e psicoterapia nel centro di Napoli

Cos’è la Psicologia Cognitiva

Il nostro approccio:
tra emozioni, pensieri e comportamenti.

La Psicoterapia ad orientamento Cognitivo, attualmente, è considerata nel mondo uno dei modelli più efficaci per il trattamento dei disturbi psicopatologici. Questo approccio si riferisce a protocolli evidence-based, cioè basati su ricerche scientifiche volte a verificarne o meno l'efficacia

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Articoli

03 febbraio 2025

Aut-Officina riparte!!! Al via il III ciclo di laboratori di gruppo per la...

Aut-Officina riparte! III ciclo di laboratori di gruppo per la abilità sociali   Presso lo Studio Napoletano Psicologia Cognitiva, partirà il 3°ciclo di laboratori di gruppo per le abilità sociali e comunicative. Anche quest’anno, il laboratorio sarà strutturato attraverso delle attività di gioco, stavolta con l’utilizzo di giochi da tavolo, selezionati tra quelli particolarmente efficaci nello stimolare processi relativi alle competenze socio-relazionali e alle funzioni correlate, in un contesto di divertimento e mediato da uno specialista. Ecco alcune informazioni generali, alle quali seguiranno quelle specifiche sulle modalità di adesione, sul calendario e sui costi. Abbiamo pensato questo laboratorio come attività in presenza. Il laboratorio sarà coordinato dalla Dott.ssa Maria Marino, psicologa - psicoterapeuta e condotto dal Dott. Francesco Di Nocera (psicologo e coach, esperto in giochi di ruolo e giochi da tavola) ed è finalizzato a sviluppare le abilità sociali, la teoria della mente, il problem - solving, la cooperazione e il lavoro sulla percezione di sé e sulla consapevolezza attraverso il canale del gioco in gruppo e in un contesto strutturato, ma più libero rispetto a quello psicoterapeutico. Il gioco infatti è spesso utilizzato in psicoterapia ed è un efficace mezzo di apprendimento, in questo caso potenziato dal contesto interpersonale e dalla possibilità di assumere prospettive diverse e di utilizzare la simulazione o la prospettiva altrui. Le attività saranno modulari. Per ogni modulo si selezionerà un gioco diverso, adatto a stimolare determinati processi e competenze socio-relazionali. Ecco alcune domande utili: Quale canale utilizzeremo? Il gioco sarà quindi il canale per mettere in atto, in un contesto sociale e sfruttando l’attività ludica, le proprie abilità organizzative, individuali e interpersonali, supportandole e rinforzandole.  Su quali bisogni si concentrerà il lavoro? Si lavorerà su bisogni di partenza individuali relativi a processi di organizzazione, sviluppo dell’autonomia, senso di responsabilità, poi correlati ad abilità relazionali, quali: confronto, reciprocità, cambio del punto di vista.  Quali abilità miriamo a promuovere? In quest’ottica e sempre attraverso il gioco, verranno perseguiti diversi obiettivi, relativi alle abilità sociali: imparare a conoscere meglio sé stessi, i propri comportamenti e quelli altrui; imparare a riconoscere e gestire le proprie ed altrui emozioni; comunicare con gli altri in modo più competente ed efficace; incremento della capacità di esporre il proprio punto di vista; migliorare la capacità di ascoltare ed integrare il punto di vista altrui; migliorare il senso di appartenenza al gruppo; migliorare le abilità di regolazione e gestione dei conflitti in contesti sociali; migliorare il senso di autoefficacia. Nel percorso modulare si lavorerà anche sulle capacità individuali di organizzazione e regolazione emotiva e comportamentale, per poi utilizzare queste competenze nel gruppo sociale, attraverso il gioco e le interazioni correlate. Il tutto verrà mediato dalla presenza di uno specialista che, giocando insieme ai ragazzi e mantenendo quindi una presenza paritaria, potrà indirizzare le attività garantendone l’aderenza agli obiettivi e regolando i processi di interazione fra i membri del gruppo. Quando inizieranno le attività? Le attività partiranno nel mese di Marzo 2025 e si svolgeranno ogni mercoledì a partire dalle 20.00, con una durata di 2 ore.  Chi può partecipare? Il gruppo è dedicato a ragazzi neurodivergenti (nello spettro autistico, fenotipo Asperger) di età compresa tra i 20 e i 26 anni. I gruppi, formati da massimo 8 ragazzi, verranno composti tenendo conto delle caratteristiche temperamentali e psicologiche dei ragazzi, di modo che il gruppo sia stimolante ma omogeneo, per garantire adeguati processi di interazione e identificazione.  Le adesioni verranno raccolte tra i ragazzi già afferenti alle attività dello studio per garantire un lavoro quanto più sartoriale e basato sulla conoscenza delle specificità individuali. Pertanto anche quest’anno i gruppi non sono aperti all’esterno. Durata, costi e orari: Il laboratorio avrà la durata di circa 2 mesi, con 10 incontri di 2 ore a cadenza settimanale. Il costo a incontro è di 40 euro per ogni partecipante.  Di seguito il calendario: 12/03 19/03 26/03 02/04 09/04 16/04 23/04 30/05 07/05 14/05   Per info e adesioni: Dott.ssa Maria Marino: +39 348 7481064 Dott. Francesco Di Nocera: fra.dinocera@gmail.com Studio Napoletano di Psicoterapia Cognitiva www.studiopsicologianapoli.it Via Santa Maria di Costantinopoli 3 - 80138 Napoli (NA)

15 gennaio 2025

Napoli, 16 Febbraio 2025 “Autismo, neurodivergenza e Territorio: Miti,...

“Autismo, neurodivergenza e Territorio: Miti, Realtà e Buone Pratiche” Evento importante, necessario sul nostro territorio, frutto degli anni di lavoro e di impegno del Gruppo Asperger Campania e della collaborazione con Spazio Asperger. Una giornata di conoscenza, formazione, confronto e scambio, nella quale esperti del settore,  famiglie e istituzioni si confronteranno su come sostenere le persone nello spettro autistico senza disabilità intellettiva, con lo scopo comune di supportare sane e rispettose traiettorie di sviluppo, promuoverne la conoscenza e la consapevolezza, all’interno di un modello bio-psico-sociale che possa spiegare la neurodivergenza come differenza neurologica facente parte dell’umana neurodiversità e variabilità. L’evento si svolgerà in presenza. Le sessioni previste saranno interattive e ci sarà una tavola rotonda conclusiva. Lo Studio Napoletano di Psicologia Cognitiva, nella persona della dott.ssa Maria Marino pareciperà con un intervento che verterà sull’importanza, nel contesto del lavoro psicoterapeutico della formulazione di un progetto di intervento integrato e fondato sulla neurodivergenza, che sostenga la possibilità di comprendere la mente dell’altro, a partire dalle caratteristiche della mente altrui, all’interno di una prospettiva fenomenologica che ci aiuti a cambiare punto di vista. Tanti i colleghi, stimatissimi, che parteciperanno all’evento con importanti contributi! Non mancate! Dott.ssa Maria Marino  Segue una sintesi di una giornata speriamo bellissima! Napoli, 16 Febbraio 2025, conferenza: “Autismo, neurodivergenza e Territorio: Miti, Realtà e Buone Pratiche” Evento importante, necessario sul nostro territorio, frutto degli anni di lavoro e di impegno del Gruppo Asperger Campania e della collaborazione con Spazio Asperger. Esperti. Una giornata di conoscenza, formazione, confronto e scambio, nella quale esperti del settore,  famiglie e istituzioni si confronteranno su come sostenere le persone nello spettro autistico senza disabilità intellettiva, con lo scopo comune di supportare sane e rispettose traiettorie di sviluppo, promuoverne la conoscenza e la consapevolezza,  all’interno di un modello bio-psico-sociale che possa spiegare la neurodivergenza come differenza neurologica facente parte dell’umana neurodiversità e variabilità. L’evento si svolgerà in presenza. Le sessioni previste saranno interattive e ci sarà una tavola rotonda conclusiva. La giornata, condotta da esperti del settore, rappresentanti delle istituzioni e famiglie, si articolerà in interventi e sessioni interattive, tavole rotonde e momenti di confronto volti. Gli scopi della giornata formativa sono ampi, speriamo di aprire delle finestre su tanti argomenti… Sostenere la conoscenza e la consapevolezza sulla neurodiversità, sull’autismo e sulla neurodivergenza, processi complessi e ricchi; promuovere, attraverso una conoscenza che sia approccio veramente fenomenologico e coinvolto all’altro, l’accoglienza delle differenze delle persone autistiche, in ogni contesto e nella società; favorire e facilitare il dialogo di rete tra le famiglie, le istituzioni e i professionisti; condividere in modo fruibile ciò che ci dice la ricerca nel campo dell’autismo ad oggi. Tanti contenuti, che saranno distribuiti in più momenti tematici. Innanzitutto, sarà data attenzione a una corretta contestualizzazione del concetto di autismo, promuovendo un approccio etico che valorizzi la dignità e l’unicità della persona. Saranno poi affrontati gli aspetti legati alle procedure di valutazione, evidenziando l’importanza di riconoscere le co-occorrenze e gli aspetti di rilevanza clinica, e l’eventuale necessità di un supporto farmacologico. Ci si soffermerà sull’utilità di una presa in carico globale e che consideri tutti gli aspetti di vita della persona e della famiglia. Nella sessione pomeridiana, l’attenzione si sposterà su alcune tematiche specifiche: il valore, la necessità, di riconoscere le diversità non immediatamente visibili, la relazione fra autismo e ADHD e i processi che riguardano la neurodivergenza complessa, l’unicità che si esprime nelle co-occorrenze. Verrà illustrata l’importanza, nel lavoro psicoterapeutico  di una presa in carico che sappia fondarsi su una formulazione integrata, individualizzata e mirata del progetto di intervento, che intrecci un approccio fondato sulla neurodivergenza con le caratteristiche psicologiche e i contenuti specifici espressi dall’unicità dell’individuo, e all’interno di una prospettiva nella quale la tensione e la relazione terapeutica deve poter contemplare la comprensione dell’altro a partire dalla prospettiva dell’altro, in modo reale, fenomenologico e ingaggiato. Si rifletterà sull’utilizzo di attività come il teatro per potenziare le abilità sociali, e la rilevanza di un approccio di genere nell’analisi dell’autismo al femminile. La giornata si concluderà con uno spazio dedicato alla ricerca partecipata e traslazionale, evidenziando come le innovazioni in campo scientifico possano essere messe al servizio del territorio. Ci sarà infine una tavola rotonda finale, come momento di dialogo e di condivisione di esperienze.   Evento gratuito, iscrizione obbligatoria! Vi aspettiamo numerosi! Iscrizioni on line: www.spazioasperger.it/napoli2025/

02 aprile 2024

Giornata Mondiale della Consapevolezza sull'Autismo : "DIAMO I NUMERI" (e un...

 Inizio '900: l'autismo "non esiste", o "meglio" (si fa per dire) era considerato come un sintomo di una particolare fase della psicosi schizofrenica. Il contesto storico e culturale è quello delle prime grandi tradizioni psichiatriche e psicoanalitiche.  Anni '40 del secolo scorso: Kanner, psichiatra austriaco, naturalizzato statunitense, descrive per la prima volta, su base osservazionale, l'autismo infantile. È una svolta storica e culturale. L'autismo non viene più concepito come un "sintomo" all'interno di un quadro clinico psicotico, ma viene concepito come una condizione a sé stante, connotata da caratteristiche specifiche: ripetitività e ossessività, tendenza all'isolamento; isolate e peculiari capacità. Sicuramente a leggerlo oggi è un lessico superato e offre una visione parziale e limitata ma all'epoca fu un bel salto culturale!  Più o meno nello stesso periodo, ma in un'altra parte del mondo (e questo ha fatto un'enorme differenza), Hans Asperger, pediatra austriaco,  osservò alcuni bambini il cui comportamento ricordava quello descritto dalle osservazioni di Kanner, presentando però caratteristiche "più sfumate": propensione alla socialità ma con una certa immaturità e ingenuità, con inevitabile goffaggine  sociale; amore per la routine; spesso spiccata intelligenza; linguaggio e modi pedanti; difficoltà nella reciprocità e nell'empatia. Nasce così la "sindrome di Asperger", una forma di autismo più sfumata. Il lessico è sempre quello che è ma siamo sempre negli anni '40 del '900... Asperger e Kanner, inconsapevoli l'uno del lavoro dell'altri, separati dell'oceano, da migliaia di chilometri e da contesti assolutamente imparagonabili tra loro (in Europa imperversava la guerra, e l'Austria era nel cuore dell'impero nazista) riuscirono a diffondere le loro osservazioni e teorie in modo completamente diverso. Le teorie di Kanner si diffusero in modo molto rapido, andando a connotare profondamente l'idea di autismo, sul piano delle caratteristiche cliniche e dei criteri diagnostici. Le teorie di Asperger, dato il contesto e il momento in cui si trovò ad operare, rimasero invece alquanto sconosciute... Nonostante recentemente Asperger si sia trovato travolto in un tardivo ricorso storico di revisionismo critico post mortem e, accusato di collaborazionismo nazista, il pediatra austriaco ha dato un grande contributo a ciò che ancora oggi sappiamo dell'autismo e, soprattutto, della sua grandissima eterogeneità e di quanto le sue caratteristiche connotino profondamente e in modo unico la persona.  "Se conosci una persona autistica, conosci solo una persona autistica". Questa frase, che alcune fonti gli attribuiscono, rende bene l'idea di quanto avesse inteso e dell'invito a non appiattire e generalizzare, quando si tratta di persone. Non male data l'epoca. Eppure, nessuno mise in relazione il comportamento osservato da Kanner con quanto osservato da Asperger. Dovette trascorrere molto tempo e dovettero avvicendarsi alcune generazioni di studiosi e studiose... Mentre il tempo passava però, le cose non erano ferme. E quando mai lo sono...per fortuna! La scienza progrediva, e alcune idee sulle cause dell'autismo e sulle caratteristiche autistiche vennero, gradualmente e finalmente superate: così fu per la teoria della "madre frigorifero" e per le teorie patogenetiche sul legame tra autismo e psicosi. Lentamente e poi sempre più velocemente invece, si facevano strada le conoscenze sui fondamenti genetici dell'autismo. Eravamo lontani dai 900 geni candidati oggi sotto i nostri riflettori, ma eravamo già su una strada più radicata in quelle che sarebbero diventate le evidenze neuroscientifiche del neurosviluppo....Ok, ok....e nel frattempo Kanner e Asperger si erano "incontrati"? (Metaforicamente parlando si intende....) Anni '80-90: ci siamo!!!!Uta Frith, Lorna Wing, e poi Gillberg (e altri ancora....) "scoprono", contestualmente al loro lavoro clinico di osservazione e terapia, ragazzi e adulti con caratteristiche simili a quelle descritte da Asperger negli anni '40, e BOOM!!!! Ecco che la sindrome di Asperger entra in scena. E, nel 1994, entra nel DSM (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali) all'interno dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo. Il ritardo clamoroso però ha lasciato dei segni.... L'eterogeneità dell'autismo e una conoscenza fondata sui criteri clinici e diagnostici di Kanner, fecero sì che molto, moltissimi autistici, con condizioni "sfumate" non venissero intercettate. Intere "lost generation". E sappiamo quanto la mancanza di consapevolezza possa fare danni e incida negativamente sulla salute mentale... Oggi siamo "più bravi" a cogliere l'estrema eterogeneità dell'autismo, ma dobbiamo ancora e ancora e ancora affinare i nostri strumenti e limare e superare i nostri pregiudizi... Eh ma non è mica finita qui!!!! 2013: Ci sono troppe "etichette" per definire i "sotto-tipi" di autismo! Così non funziona! Nel tentativo di preservare la tenuta e l'accuratezza delle diagnosi nell'arco di vita e di superare il limite della diagnosi categoriale, vengono ridefiniti i criteri diagnostici e di definizione. Nessuna sottocategoria, un unico Spettro Autistico, all'interno del quale usare gli specificatori per individualizzare la diagnosi, al fine di superare il limite dell'etichetta e cogliere quanti più aspetti della specifica persona e della sua condizione. Un unico termine: "Disturbo dello Spettro Autistico ". 2022: la revisione del DSM (5 -.TR), mantiene il cambiamento instaurato nel 2013. E la sindrome di Asperger? Non ha fatto in tempo a entrare dalla porta che è uscita dalla finestra? No. È stata ridefinita, all'interno dell'unico costrutto di "Disturbo dello Spettro Autistico", come: "Autismo di livello 1 senza compromissione del linguaggio e dell'intelligenza associata". La comunità scientifica e le stesse persone autistiche non sono concordi sul beneficio di questo cambiamento, tutt'ora discusso e in corso di costante revisione critica. Dal 2010, più o meno...il Neurodiversity Movement, mosso dalle idee di Judy Singer e sulla scia del cambiamento scientifico e culturale maturato all'interno dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), sostiene una revisione del linguaggio scientifico a favore di un lessico aggiornato e meno medicalizzato e supporta il coinvolgimento attivo degli autistici nelle politiche e negli interventi a loro dedicati. Questi processi, che mettono al primo posto, al centro, la persona (“Identity first”) e non la sua “diagnosi”, hanno avuto e hanno un ruolo importantissimo nella revisione critica del lessico e nell’ampliamento della visione che abbiamo dell’autismo. Ad oggi, anche grazie all’influsso delle evidenze neuroscientifiche, l’autismo è definibile come una neurodiversità, un processo di neurosviluppo, divergente rispetto alla norma cosiddetta “tipica”, ma non necessariamente o primariamente concepibile come un insieme di caratteristiche o di processi di per sé “clinici” o “patologici”. Uno “spettro” o meglio un insieme non lineare di caratteristiche differenti nell’ambito dei processi di elaborazione delle informazioni, che vanno a connotare in modo specifico lo stile socio-relazionale, emotivo, esecutivo e sensoriale della persona. Diamo qualche altro numero? Recenti stime del CDC, orientano per una prevalenza di 1:54 autistici tra i bambini di 8 anni di età. Se consideriamo le cosiddette forme sfumate (autismo di livello 1; sindrome di Asperger) i numeri cambiano, suggerendo incidenza e prevalenza più rilevanti. Ma ora viene il bello (?!)… Il rapporto maschi – femmine rispetto all’incidenza dell’autismo è sempre stato sbilanciato a favore dei maschi. Attualmente, alcune stime suggeriscono un rapporto di 3:1 (Loomes et al., 2017). Questo dato mostra una tendenza al cambiamento negli ultimi anni, da quando cioè siamo diventati “più bravi” a individuare l’autismo di livello 1 nelle donne, dato che esso si manifesta in modo molto più sottili, diversi, rispetto ai maschi. Al di là di caratteristiche di tipo biologico, che rappresentano acclarati fattori di maggiore vulnerabilità per l’autismo nei maschi, c’è, di nuovo, una generazione perduta di donne autistiche, sfuggite a “radar” non ancora adeguatamente sensibili, e colpite da tutti gli effetti negativi secondari a un mancato riconoscimento di caratteristiche ed esigenze specifiche… Oggi la divulgazione di notizie e informazioni sull’autismo è molto più accessibile, grazie anche al coinvolgimento attivo non solo dei clinici e di tutti gli specialisti che lavorano nel campo, ma delle stesse persone autistiche e delle loro famiglie (spesso unite in organismi associativi) impegnate in un corretto fine divulgativo di informazioni e processi adeguati di supporto alla consapevolezza. Le evidenze scientifiche ci aiutano a muoverci con cura e rispetto all’interno di un processo molto complesso, quale è quello del neurosviluppo e della neurodivergenza, individuandone gli aspetti clinici quanto quelli relativi a uno sviluppo fisiologicamente neurodivergente, che naturalmente merita tutto il supporto possibile per evitare frizioni infruttuose con un mondo ancora troppo, troppo, troppo, neurotipicamente normato.  L’idea “vincente” è provare a supportare tutte le persone alla maggiore consapevolezza possibile di sé stessi, per essere attivamente i padroni della loro vita e del loro mondo. Naturalmente non solo il 2 Aprile, ma tutti i giorni, di tutti gli anni, di tutta la vita! Dott.ssa Maria Marino, Studio Napoletano Psicologia Cognitiva - Napoli 

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Rassegna

16 aprile 2024

“Autismo e Psicoterapia in età adulta. Modelli e strategie di intervento...

“Autismo e Psicoterapia in età adulta. Modelli e strategie di intervento cooperativo e focalizzato sulla consapevolezza”, edizioni Franco Angeli   Autrice, Maria Marino Prefazione, Francesco Mancini   Un libro frutto del lavoro di anni e di diverse riflessioni sui cambiamenti nella concezione clinica dell’autismo, dei suoi sviluppi come costrutto sociale, del dialogo necessario tra aspetti clinici, socio-culturali ed esistenziali, e di come tutto questo riguardi la psicoterapia, e la necessità di strutturare modelli di intervento specificamente pensati e adattati alle caratteristiche neurodivergenti in termini di elaborazione e di integrazione delle informazioni. Il testo è un manuale teorico-pratico per il lavoro in psicoterapia cognitiva con persone adulte autistiche, maturato nel corso degli anni di lavoro come docente di psicoterapia e calibrato sulle esigente formative in relazione al lavoro psicoterapeutico in questo ambito. Il lavoro presenta una nuova prospettiva di intervento, adattata alle specifiche caratteristiche delle persone neurodivergenti, in relazione allo stile differente di elaborazione e integrazione delle informazioni. L’autismo è una condizione neurodivergente che si manifesta nel corso dell’infanzia, evolvendo in caratteristiche e processi che permangono per tutto l’arco di vita. Ancora oggi è poco consolidata la concezione di neurosviluppo come traiettoria, come un insieme di processi che restano influenti, andando a connotare in età adulta tanto l’espressività delle caratteristiche psicologiche quanto i quadri clinici, quando presenti. L’intento del presente lavoro è proprio quello di proporre un modello teorico-clinico che integri le caratteristiche neurodivergenti nella formulazione del caso, in una cornice cognitivista.   Il testo, aggiornato alle evidenze più recenti, è dedicato, in particolare, alla formulazione del caso per il lavoro in psicoterapia con persone nello spettro che, prima della revisione dei criteri categoriali e diagnostici avrebbero ricevuto una diagnosi di “sindrome di Asperger” (“Disturbo dello Spettro Autistico senza compromissione dell’intelligenza e del linguaggio associate”).   Pensato per gli psicoterapeuti, il testo presenta un nuovo modello integrato, basato su una concezione di neurodivergenza come insieme di differenze, più che di “deficit”, e adatto formulare un piano terapeutico fondato su questa concezione. Il libro si presta a un utilizzo guidato, e permette al terapeuta di costruire, insieme al paziente, un percorso di conoscenza e di gestione delle proprie caratteristiche neurodivergenti, per potersi orientare al meglio e nel rispetto di come si è fatti. Perché questo libro? L’autismo è un insieme di caratteristiche insite nell’individuo e che lo accompagna per tutta la vita. Uno psicoterapeuta che lavori con una persona neurodivergente deve essere in grado di formulare un intervento sartoriale, che si basi e si adatti alle caratteristiche espresse dalla neurodivergenza, che essa si accompagni, o meno, a comorbidità di rilievo clinico.

26 febbraio 2022

Sovrapposizione tra lo spettro autistico molto lieve, anoressia nervosa e...

Dott.ssa Maria Marino - Studio Napoletano Psicologia Cognitiva Call for paper!!! Guest Editors: Dott.ssa Maria Marino, Dott.ssa Maria Pia Riccio Submission deadline: Settembre 2022  Questo numero speciale di Children – MDPI, invita a proporre lavori sulle specifiche condizioni cliniche menzionate: Disturbo Ossessivo Compulsivo e Anoressia Nervosa, così come sulle loro relazioni, sul piano clinico e psicopatologico, ma anche in relazione alla condivisione di meccanismi neuopsicologici e di neurosviluppo.  Recenti ricerche nel campo del neurosviluppo hanno aumentato la nostra conoscenza dei fattori causali del Disturbo dello Spettro Autistico (ASD). Questo progressivo aumento della nostra conoscenza riguarda anche i processi neuropsicologici, le caratteristiche emotive e comportamentali dell'ASD. Questi avanzamenti hanno avuto un impatto fondamentale per la clinica e la terapia di disturbi autistici, forse in particolare per quanto riguarda le forme estremamente lievi di neurodivergenza. In queste condizioni, infatti, conoscenze sempre più raffinate ci permettono di apprezzare non solo caratteristiche specifiche, anche molto lievi, ma anche aspetti di comorbidità e di sovrapposizione di elementi metacognitivi, cognitivi ed emotivo-comportamentali tra differenti, tra diversi condizioni cliniche e psicopatologiche. La conoscenza di tali processi è ancor più importante se si considera il loro intrecciarsi con le caratteristiche sottostanti del neurosviluppo. Sappiamo che tratti di rigidità cognitiva e metacognitiva sono condivisi tra ASD, anoressia nervosa (AN) e Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). Questo numero speciale di Children – MDPI, invita a proporre lavori sulle specifiche condizioni cliniche menzionate: Disturbo Ossessivo Compulsivo e Anoressia Nervosa, così come sulle loro relazioni, sul piano clinico e psicopatologico, ma anche in relazione alla condivisione di meccanismi neuopsicologici e di neurosviluppo.

03 ottobre 2021

“Sindrome di Asperger: la lunga e tortuosa strada verso il senso di sé”

Autori: Dott.ssa Maria Marino, Studio Napoletano di Psicologia Cognitiva SNPC. Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC) di Napoli Dott.ssa Maria Pia Riccio, Dott.ssa Rosamaria Siracusano, Professoressa Carmela Bravaccio. Dipartimento Scienze Mediche Traslazionali, UOSD di NPI Infantile, AOU Federico II, Napoli. Nell’ultimo Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5 - American Psychiatric Association – APA 2013), il termine "Spettro autistico" viene usato come continuum dimensionale, in cui le caratteristiche del disturbo sono linearmente distribuite. La sindrome di Asperger (AS) (DSM-IV-TR, APA 2000), alla luce di tale revisione, è stata eliminata come categoria diagnostica specifica. Così, oggi si preferisce parlare “solo” di “Disturbi dello Spettro Autistico” (ASD), identificando le forme lievi, piuttosto che come AS, attraverso l'utilizzo di specificatori: basso livello di gravità, presenza di dotazione intellettiva nella norma o superiore alla norma, e assenza di deficit di linguaggio. Di fatto, però, il termine “Asperger" viene tuttora utilizzato, tanto nella comunità scientifica e nella letteratura specialistica, che dalle stesse persone Asperger. Questo perché, certamente, si tratta di un termine molto radicato e noto, ma anche perché tale costrutto riesce indubbiamente a identificare una serie di caratteristiche psicologiche, identitarie e comunitarie, nonché a rappresentare una "cultura" di riferimento che, ad oggi, il termine "Spettro" non sembra essere in grado di esprimere e catturare. Nel lavoro di breve sintesi critica, si propone una riflessione sul valore del termine “Asperger” come costrutto in grado di rappresentare elementi psicologici e comportamentali complessi e riferibili a un assetto identitario; dunque anche una riflessione sulla potenziale “perdita” di potere nell’accuratezza e nella sensibilità delle attuali categorie diagnostiche di rispecchiare e individuare elementi caratteristici e pregnanti. Inoltre, spunti di riflessione vengono posti anche in relazione al potenziale impatto della mancanza di un termine che è tuttora rappresentativo di una particolare dimensione della neurodivergenza, nella quale si identificano e si sentono rispecchiate tantissime persone Asperger nel mondo e che assume quindi, anche una rilevanza culturale e in un certo qual modo “politica”.  Il lavoro è stato pubblicato sul numero di Luglio 2021 del Giornale di Neuropsichiatria dell’Età Evolutiva della SINPIA.

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