Dott. Roberto Esposito, Studio Napoletano Psicologia Cognitiva
Da un’indagine sulla salute mentale e sul benessere psichico condotta su un campione di 30.600 persone di età compresa tra i 18 e i 74 anni in 16 Paesi, risulta che l’Italia (al pari del Giappone) è la nazione con la più bassa percentuale di persone che avvertono uno stato di pieno benessere mentale. Le donne e i giovani sono i soggetti più a rischio.
Vi è, però, una buona notizia. Emerge una controtendenza rispetto allo scorso anno: diminuisce il tabù sull'argomento e cresce la propensione a prendersi cura della propria salute mentale.
Per poter valutare lo stato di benessere mentale, Ipsos e il gruppo Axa che hanno condotto la ricerca, hanno elaborato il “Mind Health Index”, indice che mira a identificare potenziali situazioni critiche e problemi, al fine di fornire indicazioni sulle azioni possibili da mettere in atto cambiando abitudini e stili di vita per migliorare il proprio benessere.
Quattro i profili di salute e benessere mentale definiti dalla ricerca: 1) coloro che mostrano pieno benessere sociale, emotivo e psicologico; 2) coloro che mostrano benessere solo in alcune aree; 3) coloro che non si sentono al pieno delle proprie capacità e manifestano assenza di un benessere positivo e 4) coloro che riportano la totale assenza di aree di benessere.
Come accennavamo all’inizio dell’articolo, l'Italia è il Paese la cui popolazione è più colpita: solo il 18% del campione dichiara uno stato di pieno benessere, un dato in calo rispetto allo scorso anno (20%). Abbiamo le stesse percentuali del Giappone che, come noi, occupa l’ultima posizione in questa classifica.
Più nello specifico osserviamo che lo stress è il disturbo mentale più diffuso a livello mondiale, in Italia è avvertito dal 56% del campione (in aumento dell’ 8% rispetto al 2022).
Purtroppo siamo “primi” in Europa anche per quanto riguarda il “sentirsi soli” con il 48% della popolazione. Incidono sullo stato di salute mentale anche l'impatto negativo della guerra, avvertito in Italia dal 52% del campione e l'impatto degli effetti negativi del cambiamento climatico (43%, terzi in Europa).
Le donne sonno quelle che ne soffrono di più. Il disagio mentale è inversamente proporzionale all'età e i giovani risultano i soggetti più a rischio.
Pesano l’incertezza sul futuro, la solitudine e l’immagine corporea, ma anche una maggiore sensibilità alla tematica del cambiamento climatico.
L'indagine indaga anche il legame tra il benessere mentale generale e il benessere percepito sul luogo di lavoro. Solo il 15% del campione dichiara uno stato mentale altamente produttivo.
Come anticipavamo all’inizio dell’articolo vi è anche una buona notizia: a differenza dell’anno scorso diminuisce lo stigma sull'argomento e cresce la propensione a prendersi cura della propria salute mentale. Oltre il 60% degli italiani si rivolge a medici e specialisti per la diagnosi delle malattie mentali, mentre l’anno scorso eravamo il primo paese europeo per numero di persone che avevano scelto la strada dell'autodiagnosi.
In conclusione, seppur la strada per una efficace prevenzione e tutela del benessere mentale in Italia sia ancora lunga, la nota positiva è un aumento significativo nel prendersi cura di sé stessi e di rivolgersi a specialisti, diminuendo di molto l’autodiagnosi.